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Si torna sul Lido di Venezia, dal 31 agosto al 10 settembre per la Mostra d’Arte Cinematografica, tra bagnanti sotto l’ombrellone e veneziani in bicicletta, dalle 8.30 fino alla mezzanotte e oltre per godersi le anteprime cinematografiche della prossima stagione.

Come ogni anno, il critico cinematografico, il giornalista Alan Viezzoli, seguirà per noi il Festival raccontandolo tutti i giorni alle ore 13.40 sulle nostre frequenze.

Sono 23 i film quest’anno in corso tra i quali scegliere quello meritevole del Leone d’oro che verrà assegnato da una giuria presieduta da Julianne Moore. A contendersi la vittoria saranno registi di grande fama quali Noah Baumbach con Rumore bianco, tratto dall’omonimo romanzo del 1985 di Don DeLillo; Gianni Amelio con Il signore delle formiche che racconta la vera storia di Aldo Braibanti, accusato di aver plagiato un giovane ragazzo negli Anni ‘60; Alejandro González Iñárritu, che torna alla regia dopo Revenant del 2015 che aveva valso l’Oscar a DiCaprio, con Bardo, storia di un giornalista che torna in Messico dopo anni per far pace con i suoi ricordi; Luca Guadagnino con Bones and All, girato interamente negli USA, una storia di cannibalismo on the road; Blonde di Andrew Dominik, l’attesissimo biografico su Marilyn Monroe, e Darren Aronofsky che con il suo The Whale forse dividerà i critici come nel 2017 con Madre!.

Tra i nomi meno famosi ma più attesi dai critici presenti al Lido, sempre per quanto riguarda il concorso, ci sono l’iraniano Jafar Panahi, condannato dal governo del suo Paese a non produrre film e recentemente incarcerato per motivi politici, con Gli orsi non esistono. Gli italiani Emanuele Crialese con L’immensità; Andrea Pallaoro con Monica, girato anch’esso negli Stati Uniti come il già citato Guadagnino,e Susanna Nicchiarelli con Chiara, film su Santa Chiara d’Assisi, terzo capitolo di una trilogia di pellicole sulle donne iniziata con Nico, 1988 e proseguita con Miss Marx. Frederick Wiseman, documentarista statunitense che a Venezia presenterà Un couple, la sua prima opera di finzione girata in Francia durante la pandemia. Infine Florian Zeller, già autore e regista del bellissimo The Father, che al Lido porterà The Son, nuovamente tratto da una sua pièce teatrale.

Dal fuori concorso cito l’attesissimo Siccità di Paolo Virzì in cui si immagina che a Roma non piova da tre anni. Master Gardener, il nuovo lavoro di Paul Schrader a cui verrà anche assegnato il Leone d’oro alla carriera. Poi Kõne taevast, film postumo di Kim Ki-duk, regista sudcoreano scomparso nel 2020. Don’t Worry Darling, opera seconda di Olivia Wilde, famosa per il suo lavoro di attrice che già nel 2019 era passata dietro la macchina da presa dirigendo La rivincita delle sfigate.

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