“E se dovessi vivere di nuovo la mia vita, avrei stabilito come regola di leggere della poesia e ascoltare della musica almeno una volta ogni settimana, poichè forse le parti del mio cervello ora atrofizzate sarebbero state mantenute attive attraverso l’uso. La perdita di questi gusti è una perdita di felicità e potrebbe essere dannosa per l’intelletto e, probabilmente ancor di più, per il carattere morale, indebolendo la parte emotiva della nostra natura”
Charles Darwin, 1887
Domenica 7 aprile sul palco del Teatro Luigi Bon di Tavagnacco è andato in scena Mezzocielo 3.0, lo spettacolo/esperimento che unisce musica, neuroscienze e arti visive.
Quattro i professionisti coinvolti, che sono stati “attori” dei loro specifici campi.
Lo spettacolo è stato aperto da Claudio Tuniz, fisico e paleontologo al Centro di Fisica di Trieste ICTP, che ha illustrato passo per passo come nel paleolitico la musica avesse funzione di aggregazione delle comunità.
“L’uomo creava la musica, la musica creava l’uomo.”
Non è mancata la descrizione dei primi affascinantissimi strumenti musicali, ricavati da pezzi d’osso, mentre in sottofondo veniva riprodotta col flauto una delle prime melodie esistenti.
Ed è così che con la prima melodia nasce il linguaggio delle emozioni.
Claudio ha anche sottolineato come anche da questi studi sia nata la nuova disciplina “Archeologia cognitiva”, un’importante risorsa per trovare risposta a molte delle domande che l’uomo si pone da millenni – “Chi siamo? Da dove veniamo?”
Subito dopo è intervenuto Lorenzo Pizzuti, astrofisico carismatico, che ha introdotto una riflessione, poco scontata, in grado di far vedere le cose da una nuova prospettiva.
Il divario tra scienza e arte, viene quasi del tutto annullato secondo l’idea che la scienza possa essere considerata l’arte di spiegare i fenomeni attraverso il linguaggio matematico.
E’ quindi il linguaggio il collegamento tra scienza e arte.
E proprio usando il metodo scientifico Lorenzo Pizzuti ha raccontato alla platea come le note musicali, i neuroni e le emozioni si intreccino fin dal profondo passato dell’umanità.
Arriviamo così al dunque, ovvero l’esperimento portato in scena, che prevedeva l’esibizione di un pianista, con addosso un caschetto neuronale, in grado di captare i segnali neuronali e di trasferirli su grafici che mostrino l’andamento di emozioni, sensazioni e concentrazione di chi lo indossa.
E’ a questo punto che il musicista Matteo Bevilacqua presta non solo il suo talento al pubblico, ma anche la sua mente al caschetto.
Mentre si destreggiava magistralmente tra le sinfonie di Paganini e Beethoven, il grafico e programmatore Alessandro Passoni impostava tutti i parametri per tradurre graficamente tutti i segnali che il caschetto stava captando.
Il pubblico ha potuto vedere, proiettati su uno schermo, tracciati diversi, colorati, tratteggiati, sottili con tratti nervosi e con linee più armoniche, mentre all’inizio di ogni performance venivano comunicati quali fossero i parametri coinvolti.
Lo spettacolo è proseguito facendo provare un secondo caschetto ad un volontario, perchè se è vero che il caschetto è in grado di raccogliere i dati di chi suona è anche perfettamente in grado di raccogliere quelli di un normale ascoltatore.
A bordo palco abbiamo intervistato Lorenzo Pizzuti e Matteo Bevilacqua, chiedendo loro da dov’è nata questa idea.
Un’idea originale, ma non priva di difficoltà, come ci spiegano poi.
Fortunatamente da grandi difficoltà derivano anche grandi soddisfazioni, che spingono a continuare a portare in giro lo spettacolo, con non poco successo.
Alla fine dello spettacolo è stato possibile far provare il caschetto a tutti gli interessati, noi non potevamo farci scappare un’occasione simile e ci siamo prestati ascoltando la canzone “Somebody to love” dei Jefferson Airplane.
Ecco i nostri parametri e il nostro grafico.
Tono emotivo – dal rosso (più disagio) al verde (meno disagio)
Calma – tratto spesso (più calma), tratto sottile (meno calma)
Concentrazione – alternanza del tratto
Coinvolgimento – colori amalgamati (più coinvolgimento), colori netti (meno coinvolgimento). Tratto più veloce ( più coinvolgimento), tratto più lento (meno coinvolgimento).
Quindi è così che il classico, la scienza, le nuove tecnologie e l’arte visiva si sono fuse in uno spettacolo innovativo, un’occasione di riflessione su temi diversi, che hanno trovato nella performance un momento di espressione unica,