Lunedì 4 dicembre si è tenuto presso il Circolo della Stampa di Trieste l’evento pubblico “Il paradigma riparativo: la giustizia dell’incontro”. Per Giovanna Del Giudice, psichiatra collaboratrice di Franco Basaglia e presidente della Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia, l’obiettivo dell’incontro è «informare la città per colmare quella distanza enorme che da sempre esiste tra le istituzioni, in particolare il carcere, e la comunità».
La giustizia riparativa è definibile come una forma di risoluzione del conflitto fondata sull’incontro volontario tra le parti. Quest’incontro, moderato da una terza figura nota come ”mediatore”, permette alla vittima di parlare del suo dolore e di dare vita a una sua condivisione con la controparte. La giustizia riparativa non sostituisce quella penale, ma la affianca e il suo obiettivo è passare da un paradigma punitivo a una riconciliazione sociale.
La giustizia riparativa è stata regolamentata con la recente riforma Cartabia, ma, come esposto dal professore di Filosofia Morale Giovanni Grandi, il concetto alla sua base non è nuovo, bensì ritrova le sue origini in un’opera fondamentale dell’antichità come l’Etica Nicomachea di Aristotele.
Oltre a Grandi, hanno partecipato all’evento anche la mediatrice, criminologa e socia di DIKE-Cooperativa Laura Vaira, che ha fornito una testimonianza diretta di un caso di mediazione. Per quanto riguarda il modus operandi, Marcello Balestrieri, presidente di DIKE-Cooperativa, ha spiegato che la mediazione ha inizio con dei colloqui preliminari individuali con le parti. Queste, dopo aver dato il loro consenso, possono incontrarsi nella mediazione, durante la quale hanno la possibilità di compiere uno scambio oppure un’attività riparativa. A tal proposito, Grandi ha evidenziato il carattere «molto rigenerativo della promessa sociale infranta».
L’evento è parte del progetto “Cambiare dentro/Costruire fuori – Emancipazione, inclusione, salute mentale per le persone private della libertà”, organizzato da Conf. Basaglia e di cui ne abbiamo parlato proprio con la presidente Del Giudice.
L’iniziativa ha ricevuto il plauso di Mauro Palma, presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, che a fine ottobre aveva visitato la Casa Circondariale di Trieste, elogiando il laboratorio di scrittura dedicato alla sezione femminile e l’utilità di aver una struttura del genere all’interno della città, ma rimarcando le limitazioni dell’edificio. La struttura, infatti, ospita 225 detenuti a fronte di una capienza di 180 posti. Lo stesso Palma, prima della sua visita, aveva sottolineato l’importanza di intervenire nelle carceri con «strumenti educativi e di supporto», contestando l’idea di procedere solo attraverso la penalità.