“La commedia della fine del mondo” di Giuliano Scabia, messa in scena dell’Accademia della Follia con la consulenza di Giuliano Scabia, per la regia di Francesca Varsori Barbazza. Coreografie di Sarah Taylor.
Costumi di Lia Morandini. Musiche a cura di Alice Gherzil. Testi di Giuliano Scabia. In scena: Darko Kuzma, Gabriele Palmano, Pino Feminiano, Marzia Ritossa, Pavel Berdon, Roberto Marcucci, Carmela Bevilacqua, Franco Cedolin, Marco Festuccia, Analía Casares, Mario Rui, Cristiana Canova, Giordano Vascotto, Jasmine Bastiani, Madalina Straciug, Raffaele Rammaro, Luca Bencich, Maria Iuliani, Paola Di Flori.
Sentivamo la necessità di tornare a viaggiare con Giuliano, di tornare alle origini e di lavorare con un poeta trovare parole, immagini, sensazioni, per ritrovare magia, gioco, orizzonti, per capire che siamo piccoli, in balia di un ‘sassetto’ o di un virus… Infatti ogni qualvolta ci è dato di incontrare il<br>Teatro Vagante di Giuliano Scabia è sempre un’avventura di conoscenza, un viaggio alla ricerca delle risposte più antiche: da dove veniamo, dove andiamo…
«Sempre il teatro per me – scrive Scabia – è stato una cerimonia e un esercizio di apprendimento, un esperimento di vita nuova.»La fine del mondo con dinosauri, intermezzo che si trova nel libro «Il lato oscuro di Nane Oca», di Giuliano Scabia, è una «tremenda tragedia comica» che racconta la vicenda dell’estinzione dei dinosauri causata da un ‘sassetto’, un meteorite che viene dallo spazio, dapprima piccino ma che<br>diventa sempre più grande. La tribù dei dinosauri si interroga, vengono proposti vari modi per sfuggire al destino, il topetto eremita analizza, il dinosauro uccello del malaugurio profetizza, la tribù pensa e borbotta. E allora si decide di………Giuliano Scabia:
Scrittore, poeta, drammaturgo e regista, personalità tra le più eminenti della cultura italiana, due volte vincitore del Premio Ubu, ha attraversato per oltre cinquant’anni tutti i campi dell’arte. Famosissime le sue azioni teatrali, dal decentramento nei quartieri di Torino ed esemplare quella intrapresa con Vittorio e Franco Basaglia nell’Ospedale Psichiatrico di Trieste nel 1973, con l’invenzione di Marco Cavallo, il grande cavallo azzurro diventato il simbolo della libertà.<br>Il 20 maggio Giuliano Scabia è partito in groppa a Marco Cavallo, come testimonia Peppe dell’Acqua: «… Quando è venuto il momento Giuliano, allegro come sempre, è saltato in groppa al cavallo. Il cavallo azzurro, di nuovo, gioioso e allegro è volato in alto, in alto, col suo caro amico poeta.»