Un’opera monumentale in cui confluiscono spiritualità e pensieri positivi. Un concentrato di hip hop d’autore suonato alla vecchia maniera e rinnovato nella forma canzone.
Un’ora e venti di vecchia scuola hip hop senza mezze misure. Memento Mori è il titolo del ritorno in grande stile di Orco, rapper e produttore triestino residente ad Amsterdam da diversi anni.
Il suo secondo disco, in uscita per l’etichetta Moksha Music, è composto da ben 23 tracce: un lavoro monumentale che vede la partecipazione, per la prima volta in Italia su un unico progetto, di artisti iconici della scena americana degli anni ’90 (Afu-Ra, Big Twins, Canibus, Edo G, El Da Sensei e Sadat X).
Quello di Orco è a tutti gli effetti un hip hop d’autore che si distacca in maniera netta dalle sonorità attuali, andando controcorrente rispetto alla pochezza di contenuti del rap moderno, della trap monotematica e del cosiddetto “mumble rap”. L’artista triestino ci regala episodi di capacità tecnica a tratti spettacolare (Tecnica metrica epica), ma che sa essere anche molto concreta e personale (The Orco Show). Un mare di influenze old school che si condensano in un citazionismo che abbraccia sfere culturali di ogni tipo, dal cinema alla letteratura, passando per la spiritualità, la filosofia e il misticismo (Il Canto del Profeta, Apocalisse). L’approccio di Orco alle rime ricorda per certi aspetti la visione artistica di Murubutu, la versatilità di Salmo e l’aggressività stilistica di Noyz Narcos.
Le strumentali sono di altissima qualità e tentano di teletrasportare l’ascoltatore nelle atmosfere boom bap di fine anni ’90, ma quello che stupisce in questo disco è la quantità esorbitante di contenuti: un lavoro enciclopedico che non lascia spazio al banale, riportando al centro del discorso il concetto di disco come oggetto di consumo a lungo termine. Memento Mori è un risveglio dello spirito, un concentrato di messaggi positivi veicolati attraveso un cantautorato in rime autentico e rinnovato.