Più che in ogni altro luogo, la cultura diventa in carcere un bene prezioso anzi necessario. ” A Tu per Tu” è un laboratorio di scrittura dove i detenuti della Casa Circondariale di Trieste possono raccontarsi ed esprimersi attraverso le parole, scrivere diventa uno strumento terapeutico.
Il progetto è guidato da Lucia Vazzoler nella sezione femminile e da Giuliano Caputi in quella maschile, con la supervisione di Pino Roveredo e della cooperativa sociale Reset.
All’interno di questo percorso si svolgeranno anche una serie di incontri con grandi protagonisti della scena nazionale per arricchire ulteriormente l’esperienza. Lella Costa è un’importante attrice italiana che ha avuto una carriera di grande successo recitando in molti teatri italiani, facendo apparizioni cinetmatografiche e in tv; e sarà proprio lei la prima ad aprire questa serie di incontri.
Pino Roveredo ci racconta di come è nata questa idea «La nostra intenzione è trasmettere la cultura perché in carcere è salvifica ed essenziale, non è un semplice contorno. Ho pensato a Lella Costa perché conoscevo bene il suo impegno per i diritti e per la parità di genere. E poi… è una che scrive maledettamente bene!»
Questo importantissimo confronto si è strutturato in due momenti, prima con un incontro con i detenuti della sezione femminile e poi uno con quelli della sezione maschile. L’attrice ci ha raccontato di come è stata una giornata di forti emozioni, lo scambio con le donne è iniziato con una riflessione sulla stesura di una lettera; è una pratica che come società abbiamo abbandonato e prevede un’altro rapporto con il tempo. Esiste il tempo della sedimentazione, della scrittura e della ricezione. La reinterpretazione delle lettere dopo che sono passati tanti anni non è mai uguale, soprattutto per noi donne. In un luogo così delicato come il carcere le parole scelte hanno un grandissimo peso e anche implicano un grandissimo senso di responsabilità nel pronunciarle. Insieme alle detenute Lella Costa ha toccato moltissimi temi, si sono soffermate sul valore del perdono, sull’ironia e sulle differenze tra uomini e donne. Ma anche sul teatro.
«Ogni volta che mi viene chiesto di fare qualcosa nelle carceri rispondo di sì, senza esitazioni ci rivela Costa -. Credo che nelle relazioni, negli incontri e nei linguaggi che si sovrappongono si possa trovare una delle possibili strade per cui il carcere ha un senso. Se esso è recupero e reinserimento, allora tutti gli incontri contano».