PRENDE IL VIA A GORIZIA LA VI EDIZIONE DEL CONCORSO
INTERNAZIONALE DI PITTURA DARIO MULITSCH: ISCRIZIONI
APERTE FINO AL 31 MARZO
Dopo il grande successo di pubblico e di critica delle edizioni precedenti, l’Associazione culturale Concorso di Pittura “Dario Mulitsch” di Gorizia organizza anche quest’anno nel capoluogo isontino la VI edizione del Concorso internazionale dedicato all’illuminato imprenditore goriziano di antica nobiltà sassone, fondatore del Centro Culturale Tullio Crali e appassionato promotore della cultura e delle arti, nello spirito di Alpe Adria, a livello transfrontaliero. L’iniziativa è stata ideata ed è organizzata dalla moglie Caterina Trevisan Mulitsch.
A presentare questa iniziativa, l’architetto Marianna Accerboni è stata ospite alla nostra trasmissione culturale Sold Out.
Il Premio, che è insignito della medaglia del Presidente della Repubblica si configura come una sorta di Biennale d’arte del Nord Est, per l’ampia adesione riscontrata negli scorsi anni da parte di artisti isontini, regionali, nazionali e provenienti da Slovenia, Austria, Germania, Croazia e Francia.
Il Concorso, che attira a Gorizia per l’inaugurazione e le premiazioni più di tremila persone, si articola in due sezioni, una aperta a tutti gli artisti, l’altra riservata agli studenti dei Licei artistici di Gorizia, Nova Gorica, Klagenfurt e Villaco. Anche quest’anno due sono i temi, cui potranno aderire sia gli artisti che gli studenti: “Leonardo da Vinci e i riflessi contemporanei dell’opera leonardesca” (poiché quest’anno cade il cinquecentenario della morte del grande genio italiano, scomparso il 2 maggio 1519 ad Amboise in Francia) e il tema libero.
Sono previsti numerosi premi in denaro e di altra natura. Le opere selezionate saranno esposte in una mostra curata dall’arch. Marianna Accerboni, che avrà luogo nello storico Castello di Gorizia dall’8 al 30 giugno, e saranno pubblicate sull’esaustivo catalogo a colori che accompagnerà la rassegna. A conclusione dell’esposizione gli artisti interessati potranno inoltre partecipare alla mostra diffusa nei negozi del centro di Gorizia. Le iscrizioni sono state prorogate fino al 31 marzo 2019. I concorrenti ammessi alla mostra, tempestivamente avvertiti, dovranno consegnare o inviare le proprie opere entro il 25 maggio al Castello di Gorizia. I partecipanti saranno selezionati da due giurie e i nominativi dei prescelti saranno consultabili sul profilo Facebook del Concorso. I nomi degli esperti d’arte di chiara fama, componenti le due giurie qualificate, saranno invece resi noti in sede di proclamazione dei vincitori. Alla mostra sarà data ampia visibilità grazie a un ufficio stampa dedicato.
Tra i numerosi sostenitori dell’iniziativa compaiono la Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Gorizia, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, Camera di Commercio Venezia Giulia Trieste Gorizia, la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, il Club UNESCO di Udine e Gorizia, Il Piccolo e il Messaggero Veneto di Udine, Assicurazioni Generali – Agenzia di Gorizia di Carli Alessandra.
La cerimonia di premiazione, a cui nelle edizioni passate ha partecipato un foltissimo e selezionato pubblico, avrà luogo alla presenza delle autorità, l’8 giugno 2019 in concomitanza con l’apertura della mostra delle opere selezionate (info: Associazione culturale Concorso di pittura Dario Mulitsch, presidente Caterina Trevisan Mulitsch +39 0481 535004 · +39 347 4595913 / www.concorsodariomulitsch.it / concorsomulitsch@alice.it / segreteria Ilaria Tassini ilaria.tax@libero.it).
Sabato 23 marzo alla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia inaugurazione della mostra del pittore Lin Delija
Lin Delija o della libertà nell’arte e nella vita
C’è un angolo di mondo che ci onora, ai piedi dei monti dell’alta Sabina, dove il destino condusse Lin Delija a esprimere la sua migliore creatività. Pittore albanese dal nome dagli echi levantini, così come il suo volto, è stato un uomo e un artista di grande e completo talento, dalle intuizioni acute e dal temperamento forte, che un accuratissimo museo, voluto dagli abitanti di Antrodoco, piccola città dalle architetture antiche e signorili, oggi ricorda. Antrodoco, nella valle del Velino, vicino a Rieti – così si chiama il luogo, famoso per i marroni, il buon olio e l’ospitalità della sua gente – che lo accolse e lo protesse, favorendo quel senso di pace atto a sostenere e far fiorire la sua ispirazione.
Acuto sensore del suo tempo, come lo sono tutti i veri artisti, vissuto nel cuore del Novecento, Delija ne ha colto, attraverso una cifra personale, intensa e delicata, gli afflati che gli erano più consoni e che ci parlano innanzitutto e tuttora di libertà. E lo ha fatto scegliendo l’espressionismo, lessico diametralmente opposto al razionalismo e a quel ritorno all’ordine che erano stati i punti di riferimento del linguaggio dell’arte e dell’architettura italiane ed europee fra le due guerre. La sua è stata però una personale interpretazione dell’espressionismo, linguaggio che già di per sé ci parla di libertà, concetto quest’ultimo per lui fondamentale quale orientamento di vita, che l’artista palesò ispirandosi in parte anche ai canoni dei pittori fauves (termine che tradotto dal francese significa selvaggio), i quali, frangia vitalissima dell’orientamento espressionista, affidavano alla forza dirompente del colore il loro messaggio; e si palesò in tal senso, guardando ai modi ispirati dall’espressionismo europeo, liberi e variegati, che venivano seguiti da quella Scuola romana, di cui Marino Mafai, suo maestro all’Accademia di Belle Arti di Roma, era stato un fedele assertore e interprete. Una libertà che Lin fa ampiamente trasparire altresì nella sua vicenda personale, fuggendo dall’oppressione del regime totalitario dell’Albania e scegliendo infine il Bel Paese, culla per antonomasia delle Arti, e, in tale contesto, dopo Roma, un piccolo centro antico del cuore d’Italia, Antrodoco, che lo adotta e ne rispetta l’indipendenza. Anche sul piano privato non si sposerà mai e, pur profondamente religioso e cattolico, tanto da essere un francescano, sarà molto sensibile al fascino muliebre e al messaggio di sensualità che promana dal gentil sesso, come appare molto evidente dai suoi dipinti. Allo stesso tempo, gran parte della sua produzione pittorica sarà dedicata al tema sacro, con prove altissime che non solo interpretano il credo cristiano e cattolico nei suoi aspetti più tradizionali, ma ne colgono profondamente anche l’essenza attraverso stupende, sentite, mistiche interpretazioni, com’è può essere capace di esprimerle soltanto un sensibilissimo idealista puro, qual era lui. E, a tal proposito, si possono ricordare i dipinti L’Assunzione al cielo, Cristo salvatore, Figura mistica in paesaggio, l’Immacolata concezione, che esprimono in modo molto alto, profondo e poetico il concetto di misticismo e una purezza ideale, protagonista soprattutto una luce interiore che si fa pittura, accanto a espressioni più tradizionali della concezione cristiana esplicitate attraverso i numerosi lavori pittorici per le chiese.
In qualche guisa il sovrannaturale traluce anche nel paesaggio, quasi sempre intrecciato alla figura umana, che sembra inscindibile dal contesto di acqua, lago, mare, fiumi, bosco, cielo, in un’armonia suggerita e percepita dall’artista in modo sottilmente fondante ed essenziale, al fine di esprimere la propria filosofia che suggerisce un mondo in sostanza armonico nella sua natura di base. Al quale, di certo, si contrappongono – come nel suo quadro da brividi intitolato San Michele e il Diavolo – la guerra, i conflitti e i drammi sociali e allora le atmosfere si fanno scure e pesantissime; ma non è sempre così, sembra suggerire l’artista, perché esistono anche i ritmi della danza, dinamismo che Lin riesce a esprimere in modo stupefacente; le feste corali della tradizione e delle nozze, la musica, che il pittore di talento riesce far vibrare nelle sue tele. Ed ecco allora la gioia del Novecento dialogare con la luminosa, geniale compostezza delle immagini della cultura umanistica e rinascimentale italiana, la cui bellezza è rimasta nei suoi occhi, nella sua mente e nel suo cuore. E che lui riversa con misura, dopo averla fatta passare al setaccio della sua sensibilità contemporanea, in molte sue opere.
Il sacro, Delija è però capace di esprimerlo anche attraverso la rappresentazione del quotidiano, cioè del sacrificio di ogni giorno compiuto dalla gente semplice, cui lui – che semplice in realtà non è – si accompagna idealmente sempre. Conducendo un’esistenza normale, ma nel contempo profondamente bohémienne, libera cioè da qualsiasi retaggio borghese. Svincolata in qualche modo dalla necessità del denaro, che gli consente di vivere quasi in povertà (ma ancora una volta libero), inducendolo addirittura a rifiutare un’importante introito, che gli sarebbe derivato dalla vendita di un’opera al celebre basso russo Nicolai Ghiaùrov. Transazione che tuttavia non avviene poiché Delija si rifiuta di togliere una scritta (non gradita all’acquirente), che coronava il dipinto.
Con quel suo gesto pittorico largo, fluente e immediato, Lin percorre, come ogni vero artista di ogni tempo, un itinerario in salita verso l’essenziale, che lo consacra sperimentatore dell’arte dei suoi anni. Partito da una rappresentazione poetica ma più tradizionale dei vari temi trattati, si svincola nel corso del tempo dalla rappresentazione narrativa per afferrare e trasmettere sempre di più, del soggetto trattato, il senso più profondo, esprimendolo attraverso un segno progressivamente più libero, che lo svincola ulteriormente dalla forma, anche attraverso la valenza e la forza della luce, qualità quest’ultima fondamentale nel linguaggio di ogni grande artista. Apprezzato non a caso da un altro personaggio speciale, il famoso medico e biologo Giulio Flaminio Brunelli, originario della provincia reatina, assertore geniale dell’approccio clinico umanistico, un approccio integrato di medicina interdisciplinare. Forse il suo maggiore collezionista, che lo curò per anni. E che gli somigliava anche fisicamente, a lui accomunato da quell’aspetto liberamente alternativo che caratterizzò Delija.
Il 28 marzo al palazzo del consiglio regionale di Trieste si terrà l’inaugurazione della mostra dedicata a Patrizia Schoss. L’esposizione sarà aperta fino al 21 maggio.