Dal 7 al 17 febbraio 2019 torna l’annuale appuntamento con il Festival del Cinema di Berlino – o, per gli addetti ai lavori, “Berlinale”. Ultimo festival dell’era Dieter Kosslick, che l’ha diretto per ben 19 anni, a partire dal 2001 e che dalla prossima edizione passerà nelle mani del torinese Carlo Chatrian – già direttore del Festival del Cinema di Locarno – e dell’olandese Mariette Rissenbeek.
Solo 17 i film in concorso – raramente nei grossi Festival si è visto un numero così esiguo di concorrenti, segno che probabilmente la selezione è stata più ponderata rispetto al solito. A giudicare quale film sarà meritevole dell’ambito Orso d’Oro, il maggior riconoscimento della manifestazione, sarà Juliette Binoche affiancata, tra gli altri, dal regista cileno Sebastián Lelio e dal critico del Los Angeles Times, Justin Chang (segnalo la presenza di quest’ultimo perché è molto inconsueto trovare dei critici cinematografici all’interno delle giurie dei Festival – e sicuramente la scelta compiuta dagli organizzatori della Berlinale è assolutamente encomiabile). A contendersi la vittoria ci saranno registi di spicco quali Claudio Giovannesi con La paranza dei bambini, film tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano e che racconta l’ascesa di un gruppo di quindicenni nella malavita del rione Sanità di Napoli; François Ozon con Grâce à dieu, in cui un uomo reincontra il prete che aveva abusato di lui quand’era bambino e decide di denunciarlo; Fatih Akin con The Golden Glove, film che racconta la storia del serial killer Fritz Honka che uccise diverse donne ad Amburgo negli Anni ’70; Zhang Yimou il quale, dopo aver portato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia il bellissimo Shadow (ancora inedito in Italia), si presenta alla Berlinale con un nuovo film, One Second, che racconta la relazione che un appassionato di cinema intraprende con una donna nomade..
Tra i nomi meno famosi ma più attesi dai critici presenti a Berlino, sempre per quanto riguarda il concorso, segnalo brevemente: Denis Côté, regista canadese del curioso Boris sans Béatrice (presentato in concorso alla Berlinale 2016), che quest’anno porta Ghost Town Anthology, film in cui strane e misteriose figure cominciano a comparire dalla nebbia in un piccolo villaggio dove uno degli abitanti è morto in seguito a un incidente stradale; Hans Peter Moland, il regista norvegese di In ordine di sparizione (presentato in concorso alla Berlinale 2014 e di cui sta per uscire nelle sale italiane il remake statunitense, diretto dallo stesso Moland, con protagonista Liam Neeson), che porta al Festival Our Stealing Horses, in cui un uomo di 67 anni rimasto vedovo ripensa all’estate del 1948 in cui la sua vita cambiò radicalmente; Isabel Coixet, la regista spagnola di Nobody Wants the Night (che aprì la Berlinale del 2015) e de La casa dei libri, che a Berlino porta Elisa y Marcela, storia di due ragazze a inizio ‘900 che scoprono una passione reciproca la quale, però, si scontra con i forti pregiudizi dell’epoca.
Molta Italia a Berlino quest’anno. Oltre al film di Giovannesi citato prima, troviamo nella sezione “Panorama” Dafne di Federico Bondi, che racconta la storia di una trentenne con la sindrome di Down che, alla morte della madre, si trova costretta ad accudire il padre distrutto per la perdita; Flesh Out di Michela Occhipinti, che racconta la storia di Verida, una ragazza mauritana che, alla vigilia delle nozze, si trova costretta a prendere (non è un refuso: non è “perdere” ma proprio “prendere”) peso per apparire più “in salute” agli occhi del nuovo marito; Adele Tulli, figlia di Serena Dandini, con il documentario Normal, sul cosiddetto “gender”; Agostino Ferrente con Selfie. Ma anche Hellhole di Bas Devos che è di produzione belga ma che vede tra i protagonisti la “nostra” Alba Rohrwacher.
Un veloce sguardo al fuori concorso ci fa trovare diverse opere prime o seconde di registi che siamo abituati a vedere come attori: Mid90s di Jonah Hill; The Boy Who Harnessed the Wind di Chiwetel Ejiofor; Light of My Life di Casey Affleck; Marighella di Wagner Moura (l’interprete di Pablo Escobar nella serie TV Narcos).