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Ancora prima di Cecilia Sala, e di molte altre donne non italiane c’è stata anche Alessia Piperno (Roma 1992).
Nel 2016 Alessia lascia l’Italia per esplorare il mondo in solitaria. Vive, lavora e viaggia in oltre 50 nazioni in 5 continenti diversi, raccontando il suo amore per il viaggio sulla sua pagina Instagram.
Nel 2022 viene arrestata in Iran, dove trascorre 45 giorni nel carcere Evin di Teheran. Il libro di cui parliamo oggi è la sua storia.
Trama
Azadi! Azadi! Azadi! ovvero “Libertà! Libertà! Libertà!” questo è il grido che ogni giorno si leva nei corridoi della prigione di Evin a spezzare per un attimo il muro di pianti che risuona incessante.
Il 28 settembre 2022 (proprio nel giorno del suo compleanno) Alessia viene incarcerata a Evin 209, il settore riservato agli oppositori politici, ma Alessia non ha fatto niente, stava regolarmente viaggiando in Iran quando iniziano a scoppiare le proteste per la morte della giovane Mahsa Amini, proteste a cui Alessia non ha mai preso parte proprio per la consapevolezza dei pericoli che ne sarebbero probabilmente conseguiti.
La situazione precipita velocemente e, senza conoscerne il motivo, Alessia si ritrova incarcerata in una cella insieme ad altre sette donne, con le luci al neon sempre accese e solo una coperta come letto.
In quel luogo senza speranza, Alessia non può che aggrapparsi all‘amore per la sua famiglia e al ricordo dei suoi viaggi per il mondo, grazie ai quali ha imparato la bellezza della vita.
Persino in quella cella, in cui sarà reclusa per 45 lunghissimi giorni, Alessia riuscirà a trovare un briciolo di quella bellezza nella solidarietà delle sue compagne, donne dal cuore grande e dalle speranze tradite, ma che non si rassegnano al loro destino cantando – cantare certe canzoni, come “Bella Ciao” è illegale in Iran, ma a loro non importa.
Gridano queste donne, gridano per la libertà che è stata loro sottratta, per la dignità strappata e per la giustizia negata. Gridano per quell’amore che manca, per le famiglie che hanno lasciato, per la paura pietrificante, e per tutta la sofferenza distruttiva a cui sono sottoposte ogni giorno.
Anche se sanno che le loro voci rimarranno inascoltate, queste donne continuano a gridare per i loro sogni spezzati, per il furto del presente, e soprattutto gridano per ricordare a loro stesse che esistono.
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Scheda Tecnica
- TITOLO – AZADI! un diario di viaggio, prigionia e libertà.
- AUTRICE – Alessia Piperno
- CASA EDITRICE – Mondadori
- DATA DI USCITA – 26 settembre 2023
- COPERTINA FLESSIBILE
- NUMERO DI PAGINE – 540
- LINGUA ORIGINALE – Italiano
- IN COPERTINA – Illustrazione di Anna Micheloni per Mimaster
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Alcuni estratti dal libro
Ho sempre pensato che la libertà fosse scontata, ma solo ora mi rendo conto che non lo è. Lo vedo nel volto della mia compagna di cella, Minoo, lo ascolto nel suo silenzio. Lei è nata e cresciuta in questa terra. Io nella parte felice del mondo. Perchè io dovrei essere fortunata e lei no? Che cosa ho fatto io per meritarmi la libertà?
Alessia Piperno
A seguito delle proteste, le linee Internet erano state bloccate per evitare il diffondersi di immagini e video, ma anche per limitare le comunicazioni tra i manifestanti.
Sospendere i collegamenti a Internet violava il diritto alle libertà di espressione e all’accesso alle informazioni, oltre che il diritto alla libertà di riunione.
Alessia Piperno
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La prigione di Evin è tristemente nota come un luogo in cui l’orrore regna sovrano.
Un luogo che rappresenta tutto ciò che è di sbagliato nel sistema carcerario, un simbolo di oppressione e di violazione dei diritti umani più fondamentali.
La brutalità e le torture che avvengono dentro quelle mura sono inimmaginabili. I prigionieri subiscono trattamenti inumani: vengono picchiati, frustati, sottoposti a scosse elettriche, torture psicologiche e sessuali, messi in isolamento e privati di cibo, acqua e cure mediche adeguate.
Alessia Piperno
La prigione di Evin deve diventare una triste pagina del passato. Solo allora potremo dire di aver compiuto un passo avanti verso una società giusta e umana, in cui non c’è più posto per la torturae l’oppressione.
Alessia Piperno
Dopo essere stata finalmente liberata dalla prigione di Evin, mi sono trovata ad affrontare una serie di sfide che sembravano insormontabili. Ci sono stati momenti in cui pensavo di non potermi mai più riprendere e di restare intrappolata nel dolore del trauma che avevo vissuto. Mi era stato prescritto un ansiolitico per cercare di lenire la sofferenza, ma dopo soli tre giorni decisi di smettere. Non volevo nascondere ciò che stavo provando, preferivo affrontare il dolore, accettarlo come parte di me, piuttosto che cercare di fingere che tutto andasse bene.
Alessia Piperno
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Commento personale
Ci ho messo molto a leggere questo libro, è un libro che fa riflettere e che fa venire voglia di approfondire maggiormente la situazione femminili in questi paesi, in particolare in Iran. Ci sono, infatti, altre interessanti letture con cui continuare questo filone.
Il mio consiglio “furbo” è di guardare il documentario “Iran – dentro la rivolta – Donna, Vita, Libertà” nello stesso periodo in cui state leggendo il libro, perchè fornisce delle buonissime spiegazioni sull’origine del movimento – DONNA, VITA, LIBERTà.
Si può trovare facilmente su RaiPlay.
Tornando al libro, Alessia alterna momenti in cui racconta dei viaggi che ha fatto, delle persone che ha conosciuto, delle persone che le sono rimaste nel cuore e da cui ha imparato tanto, insomma parla della sua idea di libertà prima della prigionia.
E poi ci sono le descrizioni delle sue giornate a Evin, del terribile incendio scoppiato nella prigione e da cui si è salvata, parla delle sue compagne di cella, dei soprusi e delle ingiustizie subite.
Sinceramente ho trovato questa parte del libro molto più interessante, perchè è stato come sollevare il tappeto e scoprire tutto lo sporco nascosto sotto. Sembra impossibile che non così lontano da noi, la vita sia così repressiva. Nel nostro mondo occidentale la parità di genere non è ancora stata raggiunta, come non è stato risolto il problema dei femminicidi, eppure nonostante tutto la nostra situazione sembra una fortuna rispetto alla condizione delle donne che vivono in Iran, dove per una ciocca di capelli fuori dal velo, si rischia persino la vita, dove la giustizia e i diritti umani sembrano non esistere.
Noi occidentali, a confronto, siamo privilegiati, abbiamo quindi il senso del dovere, se non di aiutare, di conoscere quello che continua ad accadere.
Ci vediamo il mese prossimo con un nuovo “Libraccio”
Eloise – Radio Fragola