Bandiera – Giulia Mei
Tre giorni dopo il 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, cosa è rimasto? Dopo le grida nei cortei e i vari interventi artistici. Come continua la lotta?
Perchè, si sa, non basta un giorno per sradicare anni e anni di cultura della violenza, di disparità, prevaricazione, di possesso e di odio.
Ed eccoci qua, a capire cosa è stato fatto e quali sono le realtà che si mobilitano ogni giorno per trovare piccoli escamotage per la sicurezza delle donne.
Il corteo di Non Una di Meno – Trieste
«Noi il grido delle donne senza voce», l’associazione Non Una di Meno si propone così, con un grido accolto e partecipato dalle più di mille persone presenti al corteo.
I partecipanti, donne, uomini, e giovanissimi hanno alzato le loro voci e i loro cartelli contro la cultura patriarcale, ancora radicata nella società e soprattutto contro la violenza di genere.
Oltre gli argomenti più sentiti, sono state affrontate anche tematiche riguardanti la devastazione ambientale e la militarizzazioni dei territori, ritenuti di avere un ruolo nell’oppressione di genere che stiamo vivendo. Sarà davvero così?
Un altro slogan, gridato chiaro e forte è stato “Ci volete vittime, saremo marea” parole piene di grinta, di autodeterminazione, resistenza e ribellione, ma anche parole solidali a tutte le donne e alle persone della comunità LGBTQ+
Il corteo è partito alla 18.30 da piazza Ponterosso, per poi percorrere le vie del centro. Durante questo percorso molte donne hanno avuto il coraggio di prendere parola, attraverso un megafono, per condividere degli importanti dati sul problema della violenza di genere.
Da questi dati è emerso che l’Osservatorio Nazionale del collettivo, solo nell’anno 2024 ha registrato 104 femminicidi in Italia. Dati capaci di allarmarci, dati che mettono in evidenza a tutti quanto il problema non sia solo un’opinione, come molti continuano a sostenere, ma sia un’emergenza da risolvere con strumenti adeguati, perchè questo non è solo un problema delle donne, ma un problema di tutti.
Alla protesta si è aggiunto il ricordo delle vittime, omaggiate da un tributo all’arrivo del corteo.
L’arrivo in piazza Hortis, la tappa finale del corteo, ha portato un cambiamento nello stile di comunicazione. Ci sono state donne che si sono sentite di raccontare la propria storia fatta di violenza, storie che sottolineano la loro condizione di vittime, testimonianze commoventi, difficili da ascoltare e da accettare, drammatiche, ma anche con qualche gemma di rinascita.
PERCORSI GIUDIZIARI DELLE DONNE CHE ESCONO DA SITUAZIONI DI VIOLENZA DI GENERE
Riflessioni a partire da una prima indagine
A cura dell’associazione G.O.A.P., un’associazione che dal 1999 gestisce il Centro Antiviolenza di Trieste. Ieri c’è stata un’importante riunione in cui sono stati resi noti dei dati agghiaccianti.
L’obiettivo della loro indagine era raccogliere informazioni sull’esito del procedimento giudiziario penale e civile e minorile delle donne in situazioni di violenza di genere e dei loro figli e figlie.
Il metodo usato per questa procedura è un’intervista semi-strutturata, su un campione di 91 donne che si sono rivolte al G.O.A.P. nel 2019, 152 donne che si sono rivolte al G.O.A.P. nel 2020 e nel 2021 e 40 donne che hanno avviato procedimenti giudiziari tra dicembre 2023 e maggio 2024.
Dalle analisi di questo campione emerge che la violenza è transculturale e trasversale per età, nazionalità e livello culturale, ma anche che la violenza è quasi sempre opera del partner o dall’ex partner. Inoltre circa la metà delle donne intervistate hanno figli e figlie con il partner violento.
Il tuo compagno ti picchia e tu lo denunci, sembra facile no?
Moltissime donne non denunciano, perchè il procedimento giudiziario penale è una vasca di squali, e spesso non si ha la forza di affrontare anche quella situazione.
«Tante volte mi sono chiesta: se tornassi indietro denuncerei? E mi rispondo sempre di no! La querela è stata accolta
quasi con fastidio, mi hanno chiesto tante volte: signora è sicura? Poi tutto il percorso è stato lungo, faticoso,
umiliante.»
«Ho ritirato la querela perché lui mi aveva promesso di cambiare e perché poneva questa condizione per arrivare a
degli accordi nella separazione. Inoltre, pensavo fosse la cosa migliore per i figli. Tante promesse e poi subito ha
ricominciato con lo stalking.»
I reati per il quale si procede
Le donne hanno querelato il 52,6% per maltrattamenti, il 42,9% per percosse e lesioni, il 40,7% per minacce, il 38,5% per stalking, il 15,4% per violenza sessuale, e il 9,9% per altre motivazioni.
La richiesta dei provvedimenti di tutela non trova una risposta preparata.
Il 74,3% delle donne non richiedono il provvedimento di tutela, a fronte del solo 25,7% di donne che lo fanno, sono solo il 17,9% a non ottenere effettivamente il provvedimento di tutela, mentre 82,2% lo ottiene.
«Quando ho ottenuto il provvedimento mi sono sentita finalmente libera.
Poter tornare a casa è stato un momento di ansia ma anche di grande felicità per me e
per i bambini.
Prima sembrava che dovessimo stare in galera noi!!»
Spesso denunciare non è facile, ma è un atto importante per voi stesse e per tutte le altre donne.
Piccoli aiuti
Non occorre subire materialmente una molestia per sentirsi in pericolo, camminare per strada la notte, tenere le chiavi in mano perchè è l’unica arma che si ha a disposizione, infilarsi dei vesti ti larghi sopra ai vestiti con cui si è uscite, mai essere troppo provocante perchè poi è colpa tua. E la vogliamo chiamare libertà?
No libertà non è, ma per fortuna ci sono piccoli aiuti che possono far sentire le donne meno sole e un po’ meno vulnerabili.
DonnexStrada
COME FUNZIONA?
Donnexstrada attiva una diretta Instagram per tenere compagnia a chi, per strada, non si sente al sicuro.
COSA PUò FARE UNA DIRETTA? Essere in collegamento con qualcuno limita il catcalling e le molestie, e se avvenissero, il collegamento video garantirebbe la testimonianza dell’accaduto e contatterebbe tempestivamente i numeri d’emergenza.
Punti Viola
Esiste una rete di attività commerciali che possono fornire aiuto alle donne bisognose di supporto.
Alla partenza del progetto erano 200 i locali aperti al pubblico, con un personale formato per proteggere le donne e sensibilizzare il pubblico sui temi della violenza di genere.
Brigh Sky App
Un App completamente gratuita che può essere scaricata in diverse lingue. Nata con l’obiettivo di fornire supporto e strumenti concreti alle vittime di maltrattamenti e ai loro familiari
Viola App
Viola è un’app che ti accompagna a casa quando ti senti spaventata per la strada. Basta cliccare sul pulsante di chiamata e selezionare la propria lingua, per essere accompagnato a casa da un volontario.
I volontari sono disponibili 24/24 e 7/7.
La pizza
Ti senti in difficoltà? Fai finta di ordinare una pizza mentre chiami il 112 o il 1522, questo è il segnale in codice, nel caso in cui tu non possa parlare liberamente.
1522
Un numero importante, perchè questo è il numero gratuito, anti violenza e stalking, attivo 24h su 24h.
Il segnale con la mano
Quando non puoi parlare, o ti trovi sopraffatta prova ad usare il segnale con la mano.
Apri bene la mano, piega il pollice all’interno verso il palmo e chiudi le restanti quattro dita sopra.
Tutti questi stratagemmi non dovrebbero esistere, ci sono perchè ancora la donna deve proteggersi e non è libera.
Un lavoro, una ribellione, ma soprattutto una resistenza che deve trovare posto ogni giorno e non solo il 25 novembre.